cartello eventi 2013

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VII EDIZIONE

Cartello eventi 2013

SABATO 31AGOSTO E DOMENICA 1SETTEMBRE 2013
...NELLA MAGIA DEL BORGO DI CORPO DI CAVA..

STORIA, GIOCHI, DANZA, CUCINA MEDIEVALE, ..E 

Con grande orgoglio viene riproposta per il settimo anno consecutivo una manifestazione storica-culturale che in pochi anni e' riuscita a conquistare la critica e l'effetto delle migliaia di visitatori che raggiungono il borgo per godere di un palcoscenico unico nel suo genere.

Il pubblico attraverso l'intreccio di vicolie piazze entrerà nelle case e nei cortili, sarà di continuo rallegrato da spettacoli, duelli fino a tarda sera.

Il borgo sarà animato da musici,giocolieri, artisti medioevali, mangia fuochi,artigiani, giochi di fuochi,la rappresentazione degli antichi mestieri,i combattenti nell'arte militare medievale, i canti,antichi si succederanno alla luce delle fiaccole in un atmosfera unica ed irripetibile.


LUOGHI DA VISITARE AL BORGO




Chiesa di Santa Maria Maggiore
Prima chiesa Cattedrale della città di Cava de' Tirreni, la cui costruzione ebbe inizio nel 1079 e termino nel 1092. Consacrata dal Cardinale Rangerio di Reggio Calabria il 5 settembre 1092 (lo stesso giorno in cui il Papa Urbano II consacrava il Monastero Benedettino della SS. Trinità) contiene al suo interno opere preziose di arte tra cui, quattro capitelli delle colonne dell'antico tempio;leggio con elemento residuo dell'ambone medievale;statua lignea del 1600 raffigurante la beata Maria Vergine Assunta in cielo; tre tele realizzate nel 1700 rappresentanti la Natività, L'assunzione, Annunciazione; stemmi realizzati nel 1697 , dei vescovi che ressero le sorti della prima diocesi di Cava de' Tirreni.


Cappella della Confraternita dello Spirito Santo


Attigua alla Chiesa di S.Maria Maggiore

Chiesa della Petrasanta
Costruita a ricordo del passaggio di papa Urbano II che il 4 settembre 1092 scese da cavallo e sedette sulla pietra, ancora oggi custodita dinanzi all'altare centrale.

Lavatoio in Via Casa De Santis
restaurato nel 1881, prende acqua dalla fonte che è sotto la chiesa di S. Maria Maggiore


Torrione e mura medievali


In località Porta Canale

la storia del borgo di Corpo di Cava



La costruzione del Villaggio del "Corpo Di Cava" fu voluta da S. Alferio Pappacarbone fondatore del monastero benedettino della SS. Trinità che già nel 1012 fece erigere uno ospizio per i poveri e i pellegrini unitamente ad alcune abitazioni pere meno abbienti. I primi abitanti del "Corpo" furono i contadini delle terre della Badia e gli addetti allo Ospizio. per volontà di San Pietro I III abate e nipote del fondatore sant'Alferio, si trasferirono a Corpo di Cava alcuni abitanti della vallata, tra cui i magistrati del territorio, i funzionari dell'amministrazione abbaziale e della piazza "de lo commercio" e quanti si trovavano impiegati alla badia. Verso il 1081 l'abate Pietro I trovando l'ospizio alferiano troppo angusto, ne aumento considerevolmente il fabbricato nel 1082 eresse un nuovo ospizio per i bisognosi e gli infermi, ubicandolo nella cappella della SS. Annunziata all' ingresso del paese.

Nel 1092 l'abate Pietro circondo il villaggio di antiche mura con tre porte o otto torrioni di difesa per difendere gli abitanti dagli attacchi di pirati e e di masnadieri.
Nello stesso anno,il 5 settembre, ricevette la visita di papa Urbano II che consacro la chiesa abbaziale della SS. Trinità.All'interno della rocca fortificata furono riuniti diversi rami dell' amministrazione e dei dipendenti della badia :il tribunale del monastero,ed il "Corpo" dei magistrati,giudici,notai,Di qui il nome della borgata che porta ancora oggi:"Corpo di Cava". Quivi l' abate Barone e Signore della città esercitò i suoi diritti temporali e spirituali.


Le forticazioni del Corpo di Cava, fatte realizzare dall'abate Pietro I, conobbero il degrado. Successivamente ricostruite dai militi regi, furuno abbattute da Manfredi Re di Napoli e Sicilia, figlio naturale di Federico II di Svevia, che nel 1265 durante la guerra tra Angioini e Svevi, aveva trovato rifugio nel borgo. In seguito alla tranquillità, di cui godettero le contrade meridionali d'Italia nei secoli XVI E XVIII, le mura rovinarono in parecchi punti mentre in altri si conservarono perfettamente.


All'ingresso del paese vi era la porta fortificata del paese maggiore del Corpo di Cava, con l' attiguo portone cilindrico, successivamente demolita. L'arco della porta era ornato in cima dello stemma municipale composto con quattro fasce vermiglie e e quattro d'argento con due pali d'oro e due vermigli, portante il giglio d' oro di Francia donato da Carlo VIII nel 1495 e le armi aragonesi concesse per privilegio da Ferdinando I nel 1485. Sul Torrione superstite e murato lo stemma coronato di Ferrante datato 1496, addossata vi è la calcara alimentata dalle rocce di Monte Crocella. Nel 1513 con la costituzione della diocesi voluta da Leone X , il Corpo di Cava che con la Badia costituiva un entità attigua ed inseparabile , fu escluso dalla precedente giurisdizione abbaziale.

CENNI STORICI SULLA STORIA DELL'ABBAZIA





Abbazia territoriale Santissima Trinità di Cava de' Tirreni

abbazia territoriale Santissima Trinità di Cava de' Tirreni
Territorialis Abbatia Ssmae Trinitatis Cavensis
chiesa latina

abate Benedetto Maria Salvatore Chianetta
sede vacante
suffraganea di arcidiocesi di Salerno-Campagna-Acerno
Regione ecclesiastica Campania

Collocazione geografica Provincia ecclesiastica

diocesi suffraganee
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Coadiutore:
vicario:
provicario
generale:
ausiliari:
Vescovi emeriti:
parrocchie: 4
sacerdoti 2 secolari e 15 regolari
423 battezzati per sacerdote
21 religiosi 15 religiose 1 diaconi
7.200 abitanti in 10 km²
7.200 battezzati (100,0% del totale)
Eretta: 1394
rito: romano
cattedrale :
Santi patroni:
Via Morcaldi 5, 84010 Badia di Cava [Salerno], Italia
tel. 089.46.39.22 fax. 089.46.19.38
Dati dall'annuario pontificio 2005 * *
Chiesa cattolica in Italia
elenco diocesi della Chiesa cattolica
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L'Abbazia territoriale Santissima Trinità di Cava de' Tirreni (latino: Territorialis Abbatia Ssmae Trinitatis Cavensis) è una abbazia dei Monaci Benedettini in provincia di Salerno. Spesso è indicata semplicemente come Badia di Cava, così detta perché impiantata sotto una grotta. L'abbazia fu fondata nel XI secolo ed elevata ad abbazia territoriale nel 1394.

Sorge nell'amena cornice della valle metelliana, a circa tre chilometri dalla città di Cava de' Tirreni (della quale fu costituì il nucleo iniziale) ed a poca distanza dalla Costiera Amalfitana.





La diocesi comprende la città di Cava de' Tirreni. Il territorio è suddiviso in 4 parrocchie.


Storia [modifica]

1011: La fondazione da parte di Sant'Alferio [modifica]
Il fondatore della Badia di Cava fu San Alferio Pappacarbone, nobile salernitano di origine longobarda formatosi a Cluny, che nel 1011 si ritirò sotto la grande grotta Arsiccia per trascorrervi vita eremitica. La sua santità attrasse numerosi discepoli tanto da indurlo a costruire un piccolo monastero, il nucleo originale dell'odierna abbazia. Morì in età molto avanzata il 12 aprile 1050.


XI-XIII secolo: I Santi Abati [modifica]
I primi tre secoli di storia furono splendidi e si accompagnarono con la santità: i primi quattro abati sono stati riconosciuti santi dalla Chiesa (Alferio, Leone, Pietro e Costabile), altri otto beati (Simeone, Falcone, Marino, Benincasa, Pietro II, Balsamo, Leonardo, Leone II).

Tra di essi si distinse San Pietro I, nipote di Alferio, che ampliò notevolmente il monastero e fondò una potente congregazione monastica, l'Ordo Cavensis (Ordine di Cava), con centinaia di chiese e monasteri dipendenti sparsi in tutta l'Italia meridionale. In tal modo essa estese la sua influenza spirituale e temporale in tutto il Mezzogiorno d'Italia, grazie anche al favore dei principi salernitani che la fecero oggetto della loro benevolenza. Furono più di 3000 i monaci a cui San Pietro diede l'abito. Papa Urbano II, che lo aveva conosciuto a Cluny, nel 1092 visitò l'Abbazia e ne consacrò la basilica.

I principi e signori, oltre ad offrire feudi, beni e privilegi, donarono all'abbazia o la proprietà o il diritto di patronato su chiese e monasteri. I vescovi ambivano di avere nelle loro diocesi i Cavensi per il bene che vi operavano. I papi, oltre la conferma delle donazioni, concessero il privilegio dell'esenzione. In questo modo l'abate di Cava finì per avere una giurisdizione spirituale, dipendente solo dal Papa, sulle terre e sulle chiese di cui la Badia aveva la proprietà. Da parte sua Cava costituiva per i papi un caposaldo di cui potevano fidarsi pienamente, tanto da affidarle in custodia alcuni antipapi.


XIV-XV secolo: La decandenza con gli abati Commendatari [modifica]
Il XIV secolo rappresenta per Cava dei Tirreni un periodo di ripiegamento su sé stessa. È particolarmente curata la difesa e l'amministrazione dei beni temporali, sono prodotte splendide opere d'arte, ma l'incidenza dell'azione spirituale e sociale della badia, anche a causa dei rivolgimenti politici, diminuisce sensibilmente.

Nel 1394 papa Bonifacio IX conferì il titolo di Città a Cava, elevandola in pari tempo a diocesi autonoma, con un proprio vescovo, che doveva però risiedere alla Badia, la cui chiesa venne dichiarata cattedrale della nuova diocesi. Il monastero, inoltre, non doveva più essere governato da un abate ma da un priore e la comunità dei monaci formava il capitolo della cattedrale.

Un nuovo rivolgimento la Badia lo vive nel 1431 quando l'Abate Mons. Angelotto Fusco fu elevato alla dignità cardinalizia e volle comunque ritenere in commenda, percependone le rendite, l'abbazia e la diocesi cavense. Iniziò, così, il periodo degli abati commendatari che portarono l'abbazia ad una grande decadenza, governandola da lontano tramite fiduciari interessati soprattutto alla diocesi ed all'amministrazione dei beni temporali.


XV-XVIII secolo: la rinascita [modifica]
La situazione si risolse quando l'ultimo commendatario unì la Badia di Cava alla Congregazione di S. Giustina da Padova (detta poi Cassinese). La riforma poneva a capo della badia non più un vescovo o un cardinale ma abati temporanei che fecero rifiorire la disciplina monastica e il culto delle scienze e delle arti.

Nel corso dei secoli XVI-XVIII l'abbazia fu rinnovata anche architettonicamente. L'abate D. Giulio De Palma ricostruì la chiesa, il seminario, il noviziato, e varie altre parti del monastero, ma rimangono ancora cospicui elementi medievali. Importante l'archivio, con circa 15000 pergamene dall'VIII al XIX secolo e la biblioteca che raccoglie, tra l'altro, preziosi manoscritti e incunaboli.


XIX-XX secolo: le soppressioni [modifica]
La soppressione napoleonica, per merito dell'abate D. Carlo Mazzacane, passò senza arrecare gravi danni alla badia: 25 monaci rimasero a guardia dello Stabilimento (tale fu il titolo dato all'abbazia) e il Mazzacane ne fu il Direttore. La restaurazione, dopo la caduta di Napoleone, portò a un rinnovamento dello spirito religioso.

In seguito alla legge di soppressione (7 luglio 1867), la Badia fu dichiarata "Monumento Nazionale" e affidata in custodia pro tempore alla comunità monastica salvandosi, in questo modo, dalla rovina a cui andarono incontro tante altre illustri abbazie italiane.

Come Abbazia territoriale è stata ristrutturata dalla Santa Sede nel 1979: conserva la diocesi con 4 parrocchie e gestisce i santuari di Maria SS.Avvocata sopra Maiori, dell'Avvocatella in San Cesareo [1] e di San Vincenzo Ferreri in Dragonea.


Collegio e Scuola [modifica]
Nel 1867 fu istituito il Collegio "San Benedetto" e le scuole. Si cominciò con il Liceo Classico, pareggiato alle scuole governative nel 1894. A questo seguirono negli anni anche il Liceo Scientifico, le Medie Inferiori e le ultime classi delle Elementari.

Oltre ai collegiali, le scuole furono aperte a semiconvittori (studenti che pranzano e rimangono a studiare nel pomeriggio in appositi locali con l'aiuto di professori) ed esterni (frequentano solo le scuole). Dall'1985 la frequenza alle scuole è stata aperta anche alle studentesse.

I numerosi ex-alunni [2] che occupano con onore posti elevati nella vita politica, amministrativa e professionale, attestano i lusinghieri risultati raggiunti dal collegio e dalle scuole in oltre un secolo di attività.

Il collegio e le scuole hanno sofferto la crisi della scuola cattolica italiana e così, dopo quasi un secolo e mezzo di storia, nel 1992 è stata chiusa la scuola elementare, successivamente nel 1994 la scuola media, nel 2002 è stato chiuso il glorioso Collegio, il Liceo Classico nel 2003. Per ultimo nel 2005 è stato chiuso anche il Liceo Scientifico:

Scuola Elementare: 1894-1992
Scuola Media: 1894-1994
Liceo Classico: 1867-2003
Liceo Scientifico: 1969-2005

Tesori [modifica]
Durante i secoli della sua storia, l'abbazia si è arricchita di molte opere d'arte di epoche diverse: edifici, affreschi, mosaici, sarcofagi, sculture, quadri, codici miniati e oggetti preziosi. In particolare:

la Basilica, costruita nel XI secolo dall'abate S.Pietro e consacrate dal Papa Urbano II il 5 settembre 1092, fu completamente ricostruita nel XVIII secolo su disegno di Giovanni del Gaizo. Dell'antica basilica restano l'ambone cosmatesco del XII secolo e la Cappella dei SS. Padri, ristrutturata e rivestita di marmi policromi nel 1641
le Cappelle dell'antica basilica dei quali si segnala il paliotto marmoreo del XI secolo, le sculture di Tino di Camaino ed il pavimento in maiolica del XV secolo
il Chiostro del XIII secolo, situato sotto la roccia incombente, su colonnine binate di marmi vari con capitelli romanici e archi rialzati
la Sala del Capitolo Antico adiacente al Chiosto, gotica, del XIII secolo, accoglie sarcofagi ed affreschi di epoche diverse
il Cimitero longobardo, una cripta del XII secolo su colonne del IX-X secolo e pilastri cilindrici in muratura, di effetto assai suggestivo e la Cappella di S.Germano del 1280.
il Capitolo, una sala con elementi diversi: schienali lignei del 1540, affreschi alle pareti del 1642, pavimento in piastrelle maiolicate del 1777, soffitto del 1940 affrescato dal monaco don Raffaele Stramondo

Gli Abati [modifica]
1011-1050: San Alferio
1050-1079: San Leone
1079-1122: San Pietro
1122-1124: San Costabile
1124-1140: Beato Simeone
1140-1146: Beato Falcone
1146-1170: Beato Marino
1171-1194: Beato Benincasa
1195-1208: Beato Pietro II
1208-1232: Beato Balsamo
1232-1255: Beato Leonardo
...
1266-1295: Beato Leone II
...
1316-1331: Filippo De Haya
...
1342-1366: Maynerio
...
vescovi di Cava de’ Tirreni:

Giovanni d'Aragona
Oliverio Carafa
...
1512-1517 Crisostomo d'Alessandro
...
1528-1552 Gerolamo Guevara
...
1549-1550 Pellegrino Dell'Erre
...
1588-1592 Vittorino Manso
...
1630-1633 Giulio Vecchioni
...
1640-1642 Gregorio Lottieri
...
1647-1651 Giuseppe Lomellino
...
1671-1677 Severino Boccia
...
1772-1778 Gaetano Dattilo
...
1781-1787 Raffaele Pasca
...
1793-1801 Tommaso Capomazza
...
1801-1824 Carlo Mazzacane
...
1844-1849 Pietro Candida
1849-1858 Onofrio Granata
...
1878-1894 Michele Morcaldi
1894-1902 Benedetto Bonazzi
1902-1908 Silvano de Stefano
1910 - 1918 Angelo Maria Ettinger
1919 - 1928 Giuseppe Placido M. Nicolini nominato vescovo di Assisi
1929 - 1945 Ildefonso Rea eletto abate di Montecassino
1946 - 1956 Mauro De करो

1956 - 1967 Fausto Mezza 1969 - 1992 Michele Alfredo Marra

Benedetto Maria Salvatore Chianetta in carica dal 1995

I costimi medievali





Nei primi anni del Medioevo, l'abito era composto da una semplice tunica con mantello, che nei successivi secoli si abbellisce di ornamenti e decorazioni più sontuose (collane, diademi), e nuovi tessuti (damaschi, broccati).Re e Regine, dame e cavalieri, paggi e popolani, si riuniscono in quella Corte feudale che, sotto l'egida dello Stemma e della sua Rocca, è la genesi di molti Comuni d'Italia.Oggi vengono rievocate i fasti di queste origini, con le suggestive e tradizionali


ecco alcune foto

LA DEGUSTAZIONE - IL CIBO MEDIOEVALE

Cucina Medievale
I primi scritti che parlano di cucina risalgono al XII secolo e
oltre a descrivere più o meno minuziosamente processi di cottura e
ricette, forniscono anche utili informazioni circa l'architettura e
gli strumenti più comuni in cucina. Il cuoco del 1200 non disponeva di
forni elettrici o pratici frullatori, ma doveva accontentarsi di
fiamma e brace, lunghi mestoli, rozzi coltelli, e naturalmente
dell'onnipresente mortaio, indispensabile per macinare e frantumare
spezie, mandorle, pane, verdure sia cotte che crude, per ottenere
impalpabili polveri e omogenei passati; insomma l'arte del ben
pestare permetteva di assaporare tutto il profumo e l'aroma dei cibi.
Paioli di rame, tegami di coccio, spiedi e leccarde sono gli unici
attrezzi, oltre ai precedenti già citati, di cui l'addetto alla
cucina potesse far uso, e le varie cotture venivano eseguite o a
fiamma viva, o direttamente sulla brace in un angolo del camino. Non
c'è dunque da meravigliarsi se la pietanze del 1200 sapevano di fumo
e bruciato, poiché bisognerà attendere il Rinascimento perché i
fuochi diventino fornelli e la cucina evolva in piatti sempre pia
complessi, raffinati e ricercati.
Per condire, insaporire o friggere oltre 1' olio era molto usato lo
strutto, ottenuto sciogliendo a caldo il grasso suino.
Esistevano inoltre diverse varietà di formaggi; di derivazione
bovina e ovina erano più o meno stagionati. La cucina medioevale
era ricca di sapori e prodotti che venivano sapientemente
mischiati creando fantasiose e gustosissime associazioni. Non era
insolito l'agro dolce, il dolce-salato, la carne con la frutta, il
pesce con il miele. C'erano creme colorate e gelatine, zuppe
delicate, arrosti di selvaggina in crosta, canditi e persino lasagne
e tortelli.
La Preparazione
Grande importanza aveva nel Medioevo l'essiccazione dei cibi.
Era questo l'unico modo per conservare a lungo cibi altrimenti
deperibili in breve tempo , le spezie precedentemente citate avevano anche la
funzione di antisettici e conservanti naturali e venivano
dunque usate durante il processo di essiccazione. Ecco quindi
la presenza sulle tavole medioevali di molta frutta secca:
mandorle, noci, fichi, albicocche, uvetta, datteri (importati
da paesi esotici assieme alle spezie).
Veniva naturalmente essiccata la carne, ma anche il pesce, che
una volta speziati si conservavano sotto sale.
Non mancavano neppure le conserve di frutta (pesche, pere,
ecc.), o verdura (finocchi, rape, ecc.), realizzate con sistemi
molto simili a quelli odierni, nei quali aceto e olio o
bollitura con miele o zucchero garantiscono la commestibilità,
dei prodotti per, lungo periodo.
Gli Ingredienti
Una volta uscito dalla cucina il cibo finiva in tavola;
…………..sulla quale desinava il povero e banchettava il signore. Per quanto riguarda il primo,
…………..non essendoci sfortunatamente pervenuti documenti che ne descrivessero
le abitudini, possiamo solo intuire che il piatto forte in una
modesta casa fosse la zuppa, fatta di erbe selvatiche e granaglie
varie, le stesse che una volta frantumate, venivano impastate con
acqua e quindi cotte per ottenere delle scure quanto dure pagnotte.
Le vettovaglie non prevedevano posate, a parte un rudimentale
cucchiaio, la forchetta tra l'altro non era ancora in uso, e la
tovaglia era decisamente assente. Avveniva così che la zuppa si
sorbisse direttamente dalla ciotola, e che i cibi solidi fossero
accompagnati alla bocca con le mani.
MENU’
ZUPPA FARRO E CECI
SEYME’ DI VITELLO CON PANE CONTADINO
BISCOTTO DEL BENEDETTINO
LIQUORE FINOCCHIETTO
vino
Il visitatore consuma le pietanze preparate, rispettando un ricettario medievale, in cocci di terracotta che porterà a casa.

Sabato 1 settembre 2012 e domenica 2 settembre 2012

Compagnia Tetraedro,I cavalieri del giglio,  Compagnia del Cervo Bianco.Arte e Mestieri di Cinzia Francescelli. Il giullar cortese : GianlucaForesi "compagnia Giulari di corte"
"GRANDI INTERPRENTI ALL'ABBAZIA"

SABATO 1E DOMENICA 2 SETTEMBRE 2012
BORGO DEL CORPO DI CAVA
ORE 20:00

CAVA DE' TIRRENI .(SA)
per informazioni:
Azienda Autonoma Soggiorno e turismo di Cava de'Tirreni (sa)
num.verde 800 01 67 35
tel 089 34 16 05 089 34 15 72